malattie articolari

Le malattie articolari comprendono un gruppo eterogeneo di affezioni che differiscono tra loro per eziologia (quando nota), patogenesi e manifestazioni cliniche con coinvolgimento di strutture articolari ed extrarticolari. Sono patologie in costante aumento per il progressivo invecchiamento della popolazione. Secondo i dati ISTAT del 2010 l’incidenza di tali patologie nella popolazione italiana è del 17,3% con notevole impatto sull’autonomia e sulla qualità di vita dell’individuo. E’ pertanto necessario agire anche sulla prevenzione primaria adottando delle strategie volte alla correzione dello stile di vita come un adeguato esercizio fisico, riduzione dell’obesità ed alimentazione corretta. Una classificazione semplificata delle malattie reumatiche le suddivide in forme infiammatorie (artriti) e forme degenerative (artrosi).

Nella prima parte di questa sezione verrà trattato il rapporto olio ed artrite, patologia di natura infiammatoria a carico della membrana sinoviale che negli stadi avanzati può portare ad invasione dell’osso subcondrale e distruzione della cartilagine, ne esistono di diversi tipi ma quella più diffusa è l’artrite reumatoide.

Nella seconda parte verrà trattato il rapporto olio ed artrosi (detta anche osteoartrosi) patologia degenerativa ad andamento cronico che porta alla distruzione della cartilagine articolare a cui consegue formazione di tessuto osseo reattivo.


artrite

E’ notorio come il modello nutrizionale mediterraneo sia il più adatto a prevenire la mortalità cardiovascolare, il diabete, le malattie neurologiche, l’obesità, il cancro. Nell’ultimo decennio è aumentato anche l’interesse della medicina nell’ambito delle malattie reumatiche. L’eziologia della maggior parte delle forme infiammatorie è sconosciuta ed i meccanismi patogenetici sono complessi e non del tutto definiti tuttavia si è rilevato che in presenza di una predisposizione genetica (HLA) alcuni fattori ambientali (microrganismi, stress, traumi, vaccini) possono innescare un processo infiammatorio immunomediato che porta alla progressiva distruzione delle strutture articolari con dolore, tumefazione e compromissione della normale capacità funzionale del soggetto.

Vi sono varie evidenze scientifiche sull’effetto benefico svolto dalla dieta mediterranea, ed in particolare dall’olio extravergine di oliva, come adiuvante alla terapia farmacologia nelle artriti infiammatorie in particolare nell’artrite reumatoide. L’artrite reumatoide (per brevità AR) è una malattia infiammatoria cronica che colpisce inizialmente le articolazioni delle mani e dei piedi e successivamente le ginocchia, i gomiti, le spalle, le anche, la colonna con carattere aggiuntivo. I sintomi principali sono il dolore, la rigidità articolare in particolare al mattino, la tumefazione dell’articolazione, la limitazione funzionale che si accentua in seguito all’istaurarsi di deformità articolari come le dita a “colpo di vento” le dita a “collo di cigno” (vedi immagini).

L’AR presenta anche manifestazioni extrarticolari a carico del cuore, polmone, rene, sistema nervoso, cute. Il decorso è variabile, generalmente è caratterizzato da periodi di attività alternati a fasi di remissione.

Le proprietà antinfiammatorie della dieta mediterranea sono in parte riconducibili alla presenza di acidi grassi polinsaturi della serie omega-3 contenuti soprattutto nel pesce azzurro ed alla presenza di acidi grassi monoinsaturi omega-9 (in particolare acido oleico) e sostanze antiossidanti presenti nell’olio extravergine di oliva. Gli acidi grassi polinsaturi, detti anche essenziali in quanto occorre introdurli con la dieta perché incapace il nostro organismo di sintetizzarli, comprendono quelli della serie n-3 ed

n-6 i cui capostipiti sono rispettivamente l’acido alfa-linolenico e l’acido linoleico. Quest’ultimi sono indispensabili perché entrano nella composizione delle membrane cellulari, nella struttura di molecole implicate nei processi dell’infiammazione come trombossani (TX), prostaglandine (PG), leucotrieni (LT) ed altri derivati. Dagli omega-6 derivano molecole aventi un’azione proinfiammatoria e protrombotica mentre dagli omega-3 derivano molecole che svolgono un effetto antinfiammatorio con riduzione della produzione di mediatori (citochine) e riduzione dell’attivazione delle cellule (linfociti T) coinvolti nei processi infiammatori. Infatti studi epidemiologici condotti in popolazioni che fanno molto uso di pesce hanno rilevato una bassa incidenza di artrite reumatoide, altri studi clinici hanno osservato che la supplementazione dietetica di omega-3 nei pazienti affetti da artrite reumatoide a supporto della terapia farmacologica portava ad un miglioramento della sintomatologia articolare, in particolare la rigidità mattutina ed il numero di articolazioni dolenti.

E’ fondamentale pertanto introdurre una certa quantità giornaliera di acidi grassi polinsaturi che secondo la SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) prevede 5 gr/die di omega-6 e 1 gr/die di omega-3. Una fonte di tali sostanze, oltre ad essere il pesce, è l’olio extravergine di oliva il quale ha un buon rapporto omega-6/omega-3 e un alto contenuto di acido oleico (omega-9) che è in grado incrementare l’incorporazione degli omega-3 nelle membrane cellulari (riducendo la competizione omega-6 e omega-3). In aggiunta a queste componenti l’extravergine è ricco di fenoli ad attività antiossidante come idrossitirosolo, tirosolo, oleuropeina che svolgono un’azione protettiva verso le strutture articolari in particolare contrastando l’azione dei radicali liberi dell’ossigeno che si formano in corso di stress ossidativo durante il processo infiammatorio. Uno studio pubblicato nel 2005 su Nutrition, Berbert e coll. hanno rilevato miglioramenti funzionali in pazienti con artrite reumatoide che assumevano sia olio extravergine di oliva sia omega-3 sottoforma di olio di pesce. Nello studio i soggetti sono stati suddivisi in tre gruppi: in aggiunta alla loro terapia abituale al primo gruppo è stato somministrato un placebo, al secondo gruppo olio di pesce, al terzo gruppo omega-3 di olio di pesce e 9,6 ml/die di olio di oliva. I risultati hanno mostrato un miglioramento della sintomatologia articolare nel secondo gruppo ma nel terzo il miglioramento si presentava più precoce e marcato indicando un effetto addizionale delle proprietà benefiche dell’olio extravergine di oliva e dell’ olio di pesce. E’ stato osservato inoltre che l’assunzione di frutta e verdura ricche di vitamine C ed E inducono un miglioramento della sintomatologia infiammatoria. Un altro studio, britannico, condotto su donne affette da artrite reumatoide ha evidenziato che quelle alimentate con una dieta mediterranea presentavano una riduzione del dolore e della rigidità articolare rispetto alle altre a dieta libera. Inoltre gli effetti benefici dell’olio extravergine di oliva nei pazienti affetti AR sono stati evidenziati anche in uno studio condotto su alcuni abitanti del sud della Grecia: 145 soggetti colpiti da AR e 188 controlli. I risultati dell’indagine hanno mostrato un rapporto inversamente proporzionale tra rischio di sviluppare artrite infiammatoria e consumo di extravergine ossia, nel gruppo con l’assunzione di 43 g/die di olio di oliva rispetto al gruppo con introito minore si rilevava una riduzione del processo flogistico articolare. Gli autori hanno suggerito un possibile coinvolgimento degli acidi grassi omega-9 monoinsaturi cioè dall’acido oleico si forma l’acido eicosatrienoico (ETA) successivamente il leucotriene A3 che è un potente inibitore della sintesi del leucotriene B4 ad azione infiammatoria, in breve l’acido oleico sarebbe il precursore di una molecola con azioni antinfiammatorie.

In aggiunta nell’extravergine è contenuta una sostanza l’oleocantale che è stata identificata nel 2005 da Beauchamp e coll, con proprietà simili all’ibuprofene (farmaco ad azione antinfiammatoria ed analgesica), cioè in grado di inibire le COX-1 e COX-2 enzimi coinvolti nella biosintesi dei mediatori dell’infiammazione (sintesi di prostaglandine a partire dall’acido arachidonico). E’ contenuto soprattutto negli oli con nota pungente e la sua concentrazione varia in relazione all’epoca di raccolta delle olive e ai metodi di molitura. L’assunzione quotidiana dell’extravergine, ed in particolare quello con spiccate note di piccante, oltre ad essere un alimento adatto per condire tutti i piatti, apporta un pool di polifenoli ad attività antiossidante ed antiflogistica come l’oleocantale che modulano numerosi meccanismi biologici implicati nei processi infiammatori. Le caratteristiche salutistiche dei costituenti funzionali dell’olio possono essere anche accentuate dai metodi di cottura, ad esempio aggiungere l’olio in cottura ai pomodori determina un aumento dell’assorbimento del licopene, un carotenoide con proprietà antitumorali ed antischemiche.

Da un’analisi dei dati emersi dai lavori scientifici più importanti per numero di soggetti, è risultato che coloro che mostravano un maggiore adeguamento alla dieta mediterranea presentavano una minore incidenza di malattie articolari.

Alla luce delle evidenze scientifiche che mostrano i numerosi effetti protettivi, svolti dalla combinazione di alimenti come olio extravergine di oliva, pesce, frutta e verdura presenti largamente nella Dieta Mediterranea, sullo stato infiammatorio tipico delle malattie reumatiche, si delinea la necessità di adeguarsi sempre più ad uno stile di vita sano che preveda accanto all’alimentazione, l’abolizione dei fattori di rischio ed una regolare attività fisica, utili strumenti per mantenere il benessere psichico e fisico.

Concludendo possiamo condensare il tutto in una frase “chi usa olio extravergine di oliva vive la vita meno dolorosamente”.


artrosi

Possibili interazioni fra olio extravergine di oliva e patologie degenerative articolari
La Cartilagine può essere definita l’organo bersaglio del processo degenerativo nell’artrosi, in quanto a suo carico si osservano sia i danni iniziali che quelli successivi della progressione della malattia.
Si possono distinguere macroscopicamente 4 fasi in questa progressione:
  1. Rammollimento: la superficie cartilaginea inizia a perdere la sua consistenza ed è facilmente deprimibile (cosa che si può osservare in artroscopia premendovi sopra con lo specillo).
  2. Fibrillazione: perdita dell’aspetto liscio e presenza di filamenti a tipo fronde che increspano la superficie.
  3. Fissurazione: compaiono lesioni a tutto spessore con fenditure e crateri della superficie.
  4. Ulcerazione: scomparsa di pezzi interi di cartilagine ed esposizione dell’osso.
A queste lesioni di tipo regressivo si associano lesioni produttive, che interessano le sedi marginali dell’articolazioni, particolarmente quelle soggette a maggior carico, caratterizzate da produzione di cartilagine che si va ossificando, producendo i caratteristici osteofiti.



L’aspetto microscopico di questa regressione mostra la necrosi (morte) dei condrociti, le cellule della cartilagine, specialmente negli strati superficiali. Le lesioni fissurative raggiungono progressivamente le parti più profonde estendendo la necrosi ai condrociti in tali sedi. A questo punto si associa un tentativo ripartivo con proliferazione di condrociti alla base della cartilagine, dell’osso subcondrale e dei vasi sanguigni.
L’osso subcondrale, perciò, accompagna queste manifestazioni, a sua volta, con aspetti peculiari a livello radiografico, quali, in successione:
  • sclerosi, cioè diventa più bianco alle Rx
  • pseudocisti o geodi, specie di lacune ossee al di sotto della superficie ossea, dovute alla infiltrazione di liquido sinoviale nella sua struttura
  • eburneizzazione cioè diventa più spesso
  • osteofiti, già visti precedentemente.
A questi fenomeni partecipa anche la membrana sinoviale, il tessuto che riveste dall’interno la capsula articolare e questa stessa, con fenomeni di edema, congestione, ipertrofia, la prima, ed ispessimento e fibrosi, la seconda.
A differenza delle forme artritiche, nell’artrosi non si osserva alterazione degli indici di infiammazione (VES, PCR, Fibrinogeno etc…), se non nelle forme riacutizzate e caratterizzate da sinovite. Anche l’analisi del liquido sinoviale non mostra alterazioni infiammatorie (può essere più giallo e torbido, raramente presenta cellule nucleate).
Clinicamente l’artrosi si presenta con: dolore generalmente meccanico, rigidità tipicamente mattutina o dopo lunghi periodi di inattività (ad esempio dopo un po’ che si sta seduti), limitazione funzionale dell’articolazione colpita, perciò si vede diminuire l’escursione articolare stessa, tumefazione dell’articolazione dovuta agli osteofiti ed alla modificazione della forma dell’articolazione, versamento articolare (non sempre) crepitio durante il movimento (cioè rumori), deformazione di solito tardiva (alterazione degli assi articolari).
Dal punto di vista biochimico in artrosi si deve parlare principalmente di infiammazione cronica, con spiccata caratteristica meccanica e degenerativa. Le forme croniche si caratterizzano per il coinvolgimento di macrofagi (le cellule deputate alla pinocitosi, cioè assorbimento di fluidi, ed alla fagocitosi, cioè assorbimento di particelle ed immunocomplessi) e dei linfociti, ai quali i macrofagi portano e presentano gli antigeni. In artrosi questo meccanismo ha però scarsa importanza, essendo fondamentale nelle artriti autoimmuni (Artrite Reumatoide ecc). I macrofagi secernono sostanze come enzimi (idrolasi acide, collagenasi, elastasi), citochine, frazioni del complemento, radicali liberi, metaboliti dell’acido arachidonico (prostaglandine, leucotrieni), inibitori delle proteasi. Tutte queste sostanza creano danni a livello umorale e cellulare, esaltando i problemi meccanici e degenerativi, tipici dell’artrosi, rinnovando il processo infiammatorio cronico.
Già nell’antichità a partite dal mondo greco e romano, ed anche prima, presso gli etruschi ed i fenici, l’olio di oliva è stato considerato dono degli dei e portatore di benessere. A parte l’uso in cucina l’olio era usato regolarmente come emolliente e tonico per la cute, muscoli, articolazioni o come medicinale sotto forma di infusi, decotti. Simbolo religioso per definizione, basti ricordare l’Unzione Divina (Cristo, l’Unto del Signore), quella dei re o dei Guerrieri, di cui parla Omero nell’Iliade, sia prima della battaglia, che nella preparazione alla morte.
Oggi sappiamo molte più cose a proposito della composizione chimica dell’olio extravergine di oliva. Sappiamo che contiene polifenoli, tocoferoli, fitosteroli, squalene, dalle riconosciute proprietà protettive verso le cellule, e con funzioni di eliminazione e contenimento dell’azione dei radicali liberi, quali agenti proinfiammatori e prodegenerativi.
La dieta mediterranea ha sempre previsto l’uso dell’olio extravergine di oliva; rispetto al mondo anglosassone, del resto i popoli mediterranei evidenziano minori problemi di sovrappeso e obesità, elementi essenziali nel dare il via ai processi degenerativi articolari. Un approccio corretto al problema dell’artrosi non può prescindere dal contenimento del peso. Proteggere la cartilagine è il passo successivo, quindi prevenire la degenerazione della stessa, causata anche dalla perdita di elasticità della struttura e dalle alterazioni biochimiche nel delicato meccanismo di sostituzione dei condrociti, nel quale interviene il collagene, e varie sostanze proteiche come il condroitinsolfato, glucosamminoglicano, acido ialuronico. Il ritrovamento nell’olio di oliva del cosiddetto oleocantale, molecola che svolge un’azione simile all’ibuprofene, ha evidenziato la sua capacità antinfiammatoria, e la sua azione sui radicali liberi, sulle collagenasi, permette di ipotizzare un effetto benefico proprio sulle cellule cartilaginee, come detto il bersaglio principale dell’artrosi.
Se possiamo lasciare alla fine di questo discorso un messaggio diremmo: Dieta Mediterranea - Olio extravergine di oliva - Contenimento del peso - Protezione della cartilagine - Attività fisica
Questi sono i capisaldi per invecchiare senza i fastidiosi problemi dell’artrosi.

Dr. Fabio Scrobe


Torna su